Analisi degli obiettivi di produzione di energia da fonte rinnovabile della Regione Calabria alla luce del decreto Burden Sharing

Con il termine di Burden Sharing si intende la ripartizione su base regionale della quota percentuale minima di incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, in vista degli obiettivi europei prefissati per il 2020.
Il Decreto del 15 marzo 2012 sulla “Definizione e qualificazione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili e definizione della modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle Regioni e delle province autonome (c.d. Burden Sharing)” (pubblicato in G.U. n. 78 del 02/04/12) è stato definito sulla base degli obiettivi contenuti nel Piano di Azione Nazionale (PAN) per le energie rinnovabili.
Il PAN 2010 prevede che l’Italia aumenti la propria produzione di energia da fonte rinnovabile entro il 2020 sino al 17% sul consumo totale di energia. Percentuale che diventa del 14,6 se si esclude la quota destinata ai trasporti.
Con tale decreto la Calabria vede assegnatasi una quota di produzione di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale pari al 27,1%.
Se si distinguono la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili si desume che entro il 2020 la Calabria dovrà raggiungere l’obiettivo del 14,0% di energia elettrica e del 13,1% di energia termica, per un totale rispettivamente di 344,3 ktep e 321,7 ktep.
Se ci si riferisce all’anno di riferimento, così come definito nel decreto, la situazione di partenza vede una produzione iniziale per la Calabria pari a 185 ktep di energia elettrica da fonti rinnovabili e 34 ktep di energia termica da fonti rinnovabili.
Il decreto definisce anche gli obiettivi intermedi a cadenza biennale a partire dal 2012 per le regioni. Per la Calabria, le traiettorie previste risultano essere come riportato nella seguente tabella.
Alla luce dei valori sopra riportati, si è proceduto a stimare la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili negli anni intermedi con coerenza rispetto all’andamento degli obiettivi di produzione totale, come riportato nel grafico seguente.
 Si sono così desunti i seguenti valori intermedi:
Il caso dell’energia elettrica da fonti rinnovabili. La situazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (di seguito FER-E) al 2009, secondo quanto rilevato dal GSE, indica che in Calabria si sono prodotti circa 267 ktep, con un incremento rispetto all’anno di riferimento (185 ktep) pari al 44,3%, superando sia gli obiettivi previsti per il 2012 che per il 2014. E’ del tutto lecito attendere che per il 2010 la produzione abbia superato anche gli obiettivi del 2016.
Se si analizzano, infatti, i dati degli ultimi 4 anni resi noti da Terna sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (dai quali viene esclusa la biomassa), lo scenario calabrese risulta essere come riportato nella seguente tabella.
 
Se al totale al 2010 si aggiunge la produzione di energia elettrica da biomassa dichiarata dal GSE disponibile però, al 2009, di circa 67 ktep per la Calabria, si raggiunge al 2010 una produzione totale di FER-E pari a circa 332 ktep, molto vicino alla quota prevista per il 2020 pari a 343,4 ktep. Questo indica che per quanto riguarda le FER-E la Calabria non solo è in linea con gli obiettivi nazionali, ma addirittura li supera, anche se si prevede, come anche riportato nel PAN, che negli anni avvenire la produzione da idroelettrico potrebbe essere soggetta a diminuzione.
Il caso dell’energia termica da fonti rinnovabili. Discorso diametralmente opposto, invece, per quanto riguarda la produzione di energia termica da fonti rinnovabili (di seguito FER-C). Anche supponendo un ottimistico incremento rispetto all’anno di riferimento pari a quello registrato per la FER-E, ovvero del 44,3%, si stima che la produzione al 2009 sia arrivata a circa 49 ktep, con un ritardo rispetto all’obiettivo del 2012 pari a 77 ktep.
Ovvero, rispetto al 2009, in condizioni di ottimismo, l’incremento della produzione di FER-C per la Calabria al 2012 dovrà essere pari al 157%, mentre rispetto ai dati certi dell’anno di riferimento l’incremento è addirittura del 271%.
Ancora più proibitivo sembra raggiungere gli obiettivi previsti se si mette a confronto il dato di partenza dell’anno di riferimento per le FER-C rispetto all’obiettivo del 2020, che impone si raggiunga la quota di 321,7 ktep di produzione e un conseguente aumento del 840%, ovvero di 285,5 ktep.
Analizzando gli obiettivi previsti dal PAN per le varie tipologie di energia termica da fonti rinnovabili e mettendole in relazione agli studi effettuati dal RSE, dai quali prende spunto la regionalizzazione individuata nel decreto Burden Sharing, si è giunti a determinare i presunti obiettivi assegnati alla Regione Calabria per fonte rinnovabile.
Per l’Italia nel PAN gli obiettivi per fonte sono riportati nella seguente tabella.

Dagli studi effettuati dal RSE sulla regionalizzazione delle fonti rinnovabili termiche in ambito residenziale[1], per la Calabria, sono stati desunti i coefficienti di ripartizione regionale dati in percentuale sulla quota di energia prodotta in totale in Italia per quella fonte di energia. Si tenga conto che per il terziario, non avendo a disposizione dati sufficienti, si è ipotizzato un andamento analogo al residenziale, mentre per il settore industria e agricoltura si presume che la produzione di energia termica avvenga prevalentemente da biomassa e per la Calabria tali quote (che in Italia pesano sul totale per il 13%) non dovrebbero essere significative rispetto al settore residenziale e terziario[2].
Nella seguente tabella vengono riportati i coefficienti di ripartizione così come determinati dal RSE.

Da tali coefficienti è possibile ipotizzare la produzione attesa al 2020 per fonte rinnovabile, riportati nella tabella di seguito.
 
 * Si è ipotizzato che tutta la quota di teleriscaldamento venga prodotta da fonte geotermica, idrotermica o da PdC, dove il coefficiente di ripartizione risulta più alto (0,25 contro 0,20).
Al fine di raggiungere la quota di 321,7 ktep, così come prevista nel decreto BS, è presumibile ritenere che la restante parte venga prodotta nel settore industria e agricoltura (circa il 2,3% sul totale), tuttavia in questo contesto si è consci di qualche possibile inesattezza delle quote estrapolate, ma si ritiene, indicativamente, di poter ragionare su quanto dedotto con un margine di errore poco significativo e comunque con una congrua distribuzione percentuale.
Risulta chiaro, analizzando il consumo previsto per le varie fonti, che il totale è fortemente influenzato dalle due quote di biomassa presso utenze e fonte aerotermica, geotermica e idrotermica, ovvero da Pompe di Calore.
La biomassa presso utenze è stata determinata prevedendo l’utilizzo di impianti di riscaldamento autonomi a legna, cippato o pelletts in abitazioni nelle località montane e collinari e in comuni con meno di 20.000 abitanti (vedi prossimo paragrafo), mentre la fonte aerotermica, geotermica e idrotermica è sostanzialmente utilizzata per il riscaldamento tramite pompa di calore nei comuni ubicati in zone climatiche C-E nelle unità abitative nuove o riqualificate[3].
Incongruenze nel determinare il consumo di energia termica da biomassa presso utenze. L’energia termica è un tipo di energia che non può essere trasportata su lunghe distanze, ma deve essere consumata nelle vicinanza dei siti di produzione. Questo implica che la produzione di ogni regione deve poter soddisfare esclusivamente i fabbisogni del territorio.
Partendo da questo supposto si è ritenuto opportuno determinare in maniera univoca il fabbisogno di energia termica di ogni regione.
E’ noto che i gradi giorno rappresentano il fabbisogno termico di una determinata area geografica relativa alle vigenti normative sul riscaldamento delle abitazioni in quanto trattasi della somma, estesa a tutti i giorni di un periodo convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dell’ambiente e la temperatura media esterna giornaliera.
Il decreto legislativo 412/1993 indica, per ogni comune, il valore dei gradi giorno, da cui sono anche ricavate le fasce climatiche (da A, la più calda, a F, la più fredda).
Sulla base di tali valori, tenendo conto anche del numero di abitanti per ogni comune è possibile quantificare il fabbisogno termico nazionale in gradi giorno abitanti e, successivamente, estendendo lo stesso calcolo per ogni regione, la ripartizione su base regionale di tale fabbisogno.
Nella tabella seguente è riportata la percentuale di ripartizione così ottenuta.

Se si estende tale ripartizione all’obiettivo di produzione di energia termica da fonti rinnovabili al 2020, indicato nel PAN 2010, è possibile confrontare i risultati per ogni regione con i valori stabiliti nel decreto “Burden Sharing”, come riportato nella tabella successiva.

Appare evidente come con tale metodologia di ripartizione vi siano delle regioni (valori negativi) per le quali, analizzando un obiettivo ricalcolato in base ai reali fabbisogni, la differenza  con l’obiettivo [FER-C] stabilito all’interno del decreto BS risulta sottodimensionato, mentre per altre tale obiettivo è ampiamente sovradimensionato. Non è un caso se la sottostima dell’obiettivo avvenga per regioni quali l’Emilia Romagna, il Friuli V.Giulia, la Lombardia, il Piemonte, la Provincia autonoma di Bolzano e il Veneto: la  stragrande maggioranza del territorio settentrionale della penisola.
A gravare ulteriormente su questa sottostima, che di riflesso sovrastima gli obiettivi per tutte le altre regioni, danneggiando in particolare quelle meridionali, si aggiunge il fatto che gli obiettivi introdotti dal decreto BS contengano al loro interno anche la produzione di energia termica in agricoltura e nell’industria, quest’ultima non trascurabile e richiesta principalmente nelle regioni del Nord. C’è da attendersi, infatti, che scorporando tale produzione, e riferendosi alla sola produzione di energia termica nel settore residenziale e terziario tale sottostima debba esser rivista al rialzo.
A questo scopo, servendosi degli obiettivi di produzione diversificati per settore estratti dal PAN 2010 e riportati nella tabella 4 dell’allegato A, utilizzando le percentuali di regionalizzazione per fonte indicati nel rapporto RSE “Metodologia per la ripartizione regionale dello sviluppo delle fonti rinnovabili termiche nel settore residenziale al 2020” (M.Borgarello, Marzo 2011),  del succitato decreto è stato possibile estrarre dagli obiettivi regionali totali indicati nel decreto BS, quelle quote di obiettivo relative al solo riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria nel settore residenziale e terziario. Tali risultati sono riportati nella seguente tabella.

Anche in questo caso si evidenzia come regioni del Nord quali Emilia Romagna, Friuli V.Giulia, Lombardia, Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, ma anche la Puglia, abbiano un obiettivo da raggiungere sottostimato rispetto ai reali fabbisogni di energia termica nel residenziale e terziario.
Discorso analogo può esser fatto se si considerano i tep pro capite e al 2020 calcolati a partire sia dall’obiettivo FER-C contenuto nel decreto Burden Sharing, sia nel caso di solo riscaldamento che dovranno esser prodotti da energia termica da fonti rinnovabili. Nella tabella seguente sono riportati tali valori in ordine decrescente per Regione.

Anche in questo caso si evidenzia come regioni come il Veneto, l’Emilia Romagna, il Friuli V.Giulia, la Provincia autonoma di Bolzano o il Lazio abbiano un obiettivo pro capite paragonabile alle regioni meridionali. A riguardo è però doverosa un’analisi più lucida.
Posto pari al valore 1 l’obiettivo pro capite nazionale contenuto nel decreto BS, sono stati ricalcolati gli indici relativi alle regioni, mostrati nella tabella seguente.

Si evidenzia come regioni quali Emilia Romagna, Veneto, Friuli V.Giulia e Lazio abbiano un indice quasi analogo se non inferiore ad alcune regioni del Sud Italia.
Inoltre, se si procede a determinare gli indici pro capite rispetto al fabbisogno reale emerge quanto questa differenza sia molto più marcata, come riportato nella tabella che segue.

Un esempio emblematico: l’obiettivo di energia termica prodotta da Biomasse presso utenza per la Regione Calabria. Per la Regione Calabria si stabilisce un obiettivo di produzione di energia termica da biomassa presso utenza pari a 120,7 ktep (il 3,6% sull’obiettivo nazionale, come calcolato nel rapporto RSE “Metodologia per la ripartizione regionale dello sviluppo delle fonti rinnovabili termiche nel settore residenziale al 2020”, M.Borgarello, Marzo 2011).
Tale quota è stata determinata a partire dal criterio territoriale secondo cui si assume che l’utilizzo di impianti di riscaldamento autonomi a legna, cippato o pelletts avvenga in abitazioni nelle località montane e collinari e in comuni con meno di 20.000 abitanti.
Questa assunzione è stata dedotta da uno studio predisposto per l’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) nell’ambito della Convenzione con ARPA Lombardia e attraverso un’analisi statistica effettuata per via telefonica e telematica che ha portato ad una stima di utilizzo della legna nel 20% delle famiglie italiane per sole più di 4 volte l’anno e che ha tenuto conto non unicamente di un utilizzo della materia prima per riscaldamento, ma anche per cucinare.
La Regione Calabria, a seguito di tale assunzione, ha visto coinvolti 377 comuni del proprio territorio rispondenti al suddetto criterio.
Tra i seguenti comuni figurano: Tropea, Soverato, Locri, Siderno, Cirò Marina, Scilla, Villa San Giovanni, Praia a Mare, Marina di Gioiosa Ionica, Roccella Ionica, cittadine litoranee, note per il turismo estivo. Non a caso, tra i 377 comuni considerati ve ne sono 27 in fascia climatica B e 47 in fascia climatica C, 174 in fascia D, 64 in E e 1 soltanto in F. I comuni litoranei sono 100 rispetto al totale dei 377. La media ponderata sulla popolazione dei Gradi Giorni è pari a 1.477.
A mero titolo di esempio si cita il caso della Regione Lombardia. Su 782 comuni, nessuno di essi è litoraneo o in fascia B, C e D. 582 sono in fascia E, 200 addirittura in fascia F. Ne consegue una media ponderata sulla popolazione dei Gradi Giorno pari a 2.622.
Nel caso della Calabria, poi, i comuni in fascia C, D ed E, ovvero il 99% di quelli già considerati per la biomassa presso utenze,  sono stati considerati anche nel computo delle potenzialità per l’installazione di Pompe di Calore a compressione e quindi ai fini del calcolo del conseguente obiettivo regionale che risulta. Ciò indica che in tali comuni, al fine di raggiungere gli obiettivi imposti dal decreto Burden Sharing, le famiglie dovranno installare sia una caldaia a biomasse che una pompa di calore a compressione, a fronte di un periodo di riscaldamento limitato e di un fabbisogno di energia termica (come indicato dai gradi giorno, ma anche dal noto tepore del clima calabrese) non certo proibitivo.
Nella seguente tabella si evince facilmente come la distribuzione dei comuni calabresi si centrate sulla fascia climatica C, i cui fabbisogno di energia termica per riscaldamento risultano estremamente inferiori rispetto ad altre regioni del centro e nord Italia.

Alla luce di quanto esposto appare chiaro come si sia assegnato un obiettivo oneroso sulla FER-C alla Regione Calabria, ragion per cui si vogliono di seguito fare alcune ulteriori osservazioni:
–          La produzione derivante da biomassa presso utenze rappresenta oltre il 40% di FER-C prevista per la Calabria e coinvolge direttamente le famiglie residenti in Calabria nel territorio determinato come descritto precedentemente e rappresenta solo il 48,5% della popolazione totale, con una media di reddito dichiarato al 2009 pari a € 16.729, al di sotto della media regionale (€ 17.035) e molto al di sotto della media nazionale, pari a € 22.891.
–          La produzione derivante dall’utilizzo di Pompe di Calore rappresenta oltre il 25% di FER-C prevista per la Calabria e coinvolge una popolazione pari al 76,1% sul totale (nel quale rientrano anche tutti quei comuni interessati da biomasse presso utenze) , con un reddito medio dichiarato al 2009 pari a € 16.873, anche in questo caso al di sotto della media regionale e ben al di sotto di quella nazionale. Si deve inoltre considerare che tale fonte è destinata a unità abitative nuove o riqualificate. Nel censimento Istat 2001 le abitazioni costruite dopo il 1991 in Calabria risultavano essere solo il 7% sul totale, con una quota che è destinata quindi a scendere per le abitazioni ancora più recenti, mentre il particolare periodo di difficoltà del settore edilizio determina sempre minore offerta di nuove abitazioni, quasi nulla nei comuni più piccoli.
–          Un’altra quota importate di produzione di energia termica, ma che certo difficilmente da sola garantirebbe l’obiettivo assegnato alla Calabria, è dovuta dalla produzione di acqua calda sanitaria e di energia termica per il riscaldamento per mezzo degli impianti solari termici su scala monofamiliare e condominiale, quindi con costi di investimento sempre a carico delle famiglie.
–          Per tali considerazioni, se anche associate alla grave crisi economica internazionale che vede il governo chiedere ai propri contribuenti sempre maggiori sacrifici per rispettare gli impegni sulla riduzione del debito pubblico ed in aggiunta al taglio di importanti risorse finanziarie agli enti pubblici, non è verosimile attendersi soprattutto in Calabria, dove il reddito medio si è evidenziato essere altamente al di sotto degli standard nazionali, che le famiglie o i privati intraprendano delle iniziative volte ad investire i propri risparmi o di accendere mutui allo scopo di ridurre i costi energetici nella previsione di benefici economici futuri, né tantomeno appare realistica la possibilità da parte dell’ente regionale o locale di attivare tutta una serie di incentivi o finanziamenti necessari alla diffusione dell’energia termica da fonte rinnovabile.
–          L’energia termica prodotta non può essere esportata, ma deve essere utilizzata in situ. Questo significa che la sua produzione è fortemente influenzata dai fabbisogni, a loro volta influenzati dalle condizioni climatiche, industriali, dall’adeguatezza urbanistico-edilizia del territorio e dal contesto socio economico dello stesso, oltreché, naturalmente, dalla disponibilità della fonte.
–          Il fabbisogno termico medio dovuto al clima della regione è certamente inferiore rispetto al resto d’Italia nella quale, eppure, si prevede un incremento di FER-C del 448% tra anno di riferimento e 2020, mentre per la Calabria tale incremento risulta essere del 840%, ovvero quasi il doppio.
–          La realtà industriale del territorio, che eppure potrebbe richiedere importati quantità di energia termica destinata alla produzione, risulta ampiamente al di sotto degli standard nazionali e rispetto ad altre regioni addirittura imparagonabile.
–          La situazione urbanistico-edilizia, se si escludono pochissime realtà, non permette di puntare in modo massiccio, se prima non saranno risolti alcuni problemi strutturali, nel teleriscaldamento, altra tecnologia dalla quale aspettarsi importante produzione di energia termica. Molti comuni sono alla prese con il dissesto idrogeologico del territorio e con l’adeguamento antisismico degli edifici e i pochi fondi a disposizione sono obbligatoriamente destinati a seguire la via preferenziale della messa in sicurezza del territorio e della popolazione.
–          La produzione di energia termica non attira largo interesse da parte dell’iniziativa imprenditoriale, e comunque non su base regionale, come invece ha fatto e sta facendo la produzione di energia elettrica, favorita sia dagli incentivi, ma anche dalla liberalizzazione del mercato.
–          Non appare giustificato il motivo per il quale al 2020 la Calabria si debba impegnare ad avere una produzione pari circa a 0,159 tep di FER-C per abitante, mentre altre regioni registrano una produzione pari a 0,117 la Campania, 0,115 la Sicilia, 0,128 la Puglia, regioni che eppure possono essere paragonate alla Calabria per condizioni climatiche e socioeconomiche. Anzi, se si pensa che la realtà industriale calabrese è in ritardo rispetto a quella di queste regioni, si capisce bene come gravi ancora di più tale obiettivo sul cittadino calabrese.
– Poichè l’obiettivo vincolante è indicato essere quello dato dal rapporto tra consumo di energia rinnovabile della regione e il consumo finale lordo della regione, di fatto decaratterizzato in energia termica ed elettrica, appare evidente che, viste le incomprensibili dinamiche che hanno portato a calcolare un potenziale termico così alto per la Calabria, il deficit che sicuramente ci sarà nel settore termico dovrà essere colmato con il settore elettrico. Il chè appare come una beffa ministeriale: si sono calcolati obiettivi in base a potenzialità sia sull’elettrico che sul termico (come visto discutibili) e poi si obbliga a rispettare l’obiettivo andando ben oltre le potenzialità del territorio. Ciò implicherà l’adeguamento ad un ritmo ben più sostenuto da parte della regione al rilascio di autorizzazioni all’installazione di grandi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabile, con tutto quello che implica a livello paesaggistico, visivo, storico e culturale, in una regione che non ha un Piano Energetico Ambientale adeguato (risale al 2005) e che non ha ancora provveduto ad individuare sul proprio territorio zone idonee e non idonee all’installazione di grandi impianti per tipologia tecnologica.
Enrico Ninarello – riproduzione vietata

[1] Rapporto RSE 11001770, “Metodologia per la ripartizione regionale dello sviluppo delle fonti rinnovabili termiche nel settore residenziale al 2020”, Marco Borgarello, Marzo 2011
[2] La ripartizione regionale della quota di consumo destinata ad agricoltura ed industria è effettuata in base al numero degli occupati destinati a tali settori. Gli occupati in Calabria dediti ad agricoltura ed industria risultano essere l’1,7% su scala nazionale.
[3] Così come definite nel Rapporto RSE 11001770, “Metodologia per la ripartizione regionale dello sviluppo delle fonti rinnovabili termiche nel settore residenziale al 2020”, Marco Borgarello, Marzo 2011
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