Energy Manager, questi sconosciuti agli enti territoriali

Negli ultimi anni l’Energia è salita alla ribalta internazionale come uno dei settori chiave per rilanciare l’economia. Nel nostro Paese, non a caso, il settore energetico viene considerato dal Governo come uno dei punti cruciali nel pacchetto delle misure per la crescita destinato a vedere la luce proprio nei prossimi giorni. Una gestione più razionale dell’energia da parte dei Paesi, tuttavia, non trova giustificazione solo nelle implicazioni economiche, nello sviluppo e nella crescita. Tutti ormai sappiamo bene come il riscaldamento globale stia influendo pesantemente sui cambiamenti climatici e di quanto sia necessario l’abbattimento drastico delle emissioni di CO2. In questo senso i provvedimenti internazionali non sono mancati, a partire dal protocollo di Kyoto, ma soprattutto con la ratifica a livello europeo del pacchetto clima ed energia, cosiddetto del 20-20-20, con il quale i Paesi membri dell’Unione europea si sono posti degli obiettivi globali vincolanti entro il 2020 (poi diversificati per Paese membro) di riduzione del 20% di CO2 e di produzione del 20% di energia da fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali all’anno di riferimento, il 2005, mentre per quanto riguarda l’efficienza energetica l’obiettivo, da conseguire entro il 2016, è di ridurre i consumi del 9%, sempre rispetto al 2005.
Le direttive europee approvate in materia sono state numerose e molte sono le azioni previste o suggerite, spesso non del tutto attuate, nelle politiche energetiche nazionali. In questo contesto al settore pubblico è stato assegnato il compito di svolgere un ruolo esemplare e mettere in atto politiche virtuose con obiettivi ancor più ambiziosi rispetto a quelli assegnati al settore privato.
Spesso, purtroppo, una scarsa visione d’insieme, emergenze da affrontare in settori ritenuti più critici, difficoltà nel reperire fondi adeguati o semplicemente la mancanza di competenze specifiche sia a livello politico che dirigenziale, impediscono alle pubbliche amministrazioni di essere capofila nell’adozione di esemplari strategie energetiche. Eppure gli strumenti a disposizioni esistono.
Dal punto di vista delle competenze da mettere in campo per supportare il decisore e tutto lo staff amministrativo la più interessante è senza dubbio la nomina di un tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, in seguito Energy Manager (EM), figura introdotta in Italia sin dal 1982, con la legge 382, per diventare obbligatoria e sanzionabile, nel 1991, con la legge 10, per tutti quei soggetti, anche pubblici, i cui consumi superino una certa soglia in funzione del settore. Nel caso degli enti pubblici la soglia prevede un consumo finale annuo di energia pari a 1.000 tep (tonnellate equivalenti di petrolio), soglia che, nel caso dei comuni, se tradotta in popolazione, si attesta mediamente intorno ai 10.000 abitanti.
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