Italia deferita alla Corte di Giustizia UE per la Certificazione Energetica

In un comunicato stampa datato 26 aprile 2012, la Commissione Europea ha comunicato di aver deciso “di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per non essersi pienamente conformata alla direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia. La normativa italiana infatti non è conforme alle disposizioni relative agli attestati di rendimento energetico. Inoltre, le autorità italiane non hanno ancora comunicato le misure di attuazione relative alle ispezioni dei sistemi di condizionamento d’aria.”
“La direttiva prevede che, in fase di costruzione, compravendita o locazione di un edificio, l’attestato di certificazione energetica sia messo a disposizione del proprietario o che questi lo metta a disposizione del futuro acquirente o locatario. Si tratta di un elemento essenziale in quanto permette di avere un quadro chiaro della qualità dell’edificio sotto il profilo del risparmio energetico e dei relativi costi. Tali attestati e le relative ispezioni devono essere rispettivamente compilati ed eseguite da esperti qualificati e/o accreditati. Attualmente, la direttiva italiana non prevede questo requisito per tutti gli edifici e comprende deroghe all’obbligo di certificazione da parte di un esperto che non sono previste nella direttiva.”
“Per quanto riguarda i sistemi di condizionamento d’aria, la direttiva prevede ispezioni periodiche che contemplino una valutazione dell’efficienza del sistema e del suo dimensionamento, corredata da raccomandazioni in merito ai possibili miglioramenti. Le autorità italiane finora non hanno notificato alcuna misura attuativa di questa disposizione.”
Si apre quindi una nuova strada verso l’abolizione dell’autodichiarazione di prestazione energetica del proprietario che dichiara il proprio edificio essere in classe G e dagli alti consumi energetici, documento, secondo la Commissione Europea, fuori legge e anomalia tutta italiana in quanto non redatto da un tecnico abilitato.
Se la Corte di Giustizia UE lo riterrà opportuno, e tutto fa pensare che così sarà, l’Italia si beccherà condanna e ammenda e obbligo immediato di correggere la normativa e porre fine all’anomalia. Dopo due pareri motivati e avvertimenti che durano dal 2006 probabilmente è anche il minimo che poteva succedere.
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