Referendum trivelle: occasione persa per Crotone?

Articolo pubblicato su Crotone24News.

piattaforma-hera-laciniaDomenica scorsa era possibile esprimersi su un quesito referendario nazionale, ma che coinvolgeva direttamente la cittadinanza crotonese.

Si trattava di decidere se le concessioni per l’estrazione di idrocarburi in mare entro le 12 miglia marine (circa 22 km) dovessero continuare ad estrarre fino alla scadenza inizialmente prevista per poi essere smantellate (votando SI) oppure rimanere in attività fino alla vita utile del giacimento (votando NO o con l’astensione). Interessava direttamente Crotone perché tutte le piattaforme attualmente installate al largo della nostra costa rientrano in questa casistica.

E’ utile sottolineare che con la legge di stabilità, varata a fine anno, si è introdotta una sacrosanta norma secondo cui non è più possibile ottenere nuove concessioni per la ricerca e l’estrazione in mare di metano o petrolio entro le 12 miglia.  Tuttavia, per le concessioni già in essere (tra cui quelle di Crotone), il Governo ha prorogato ad oltranza le estrazioni, ovvero fino a che il giacimento non si sarà esaurito.

Come ormai è noto il referendum, sebbene l’85,84% abbia votato a favore, non ha ottenuto il quorum, con una percentuale di votanti pari al 31,18% (Italia + Estero), mentre a Crotone i votanti sono stati il 32,20%, con il 30,79 % di elettrici donne e il 33,74% di elettori uomini e preferenze per il si al 94,04%. A vincere, dunque, è stata l’astensione e si è decretato che le piattaforme esistenti rimarranno in attività finché ci sarà metano (o petrolio) da estrarre.

Ad esultare sono certamente i concessionari delle estrazioni. A Crotone si tratta di Ionica Gas che fa capo all’Eni, e ovviamente tutti i lavoratori coinvolti nell’indotto. Renzi ha parlato di 11.000 lavoratori interessati direttamente ed indirettamente in tutta Italia. Una cifra probabilmente gonfiata se si pensa che le piattaforme totali coinvolte dal referendum erano 79 (tra l’altro non tutte in piena attività): come a dire che, poiché di quelle piattaforme a Crotone ce ne sono 5, i lavoratori coinvolti nel nostro territorio sono nell’ordine delle 700 unità. Forse un tantino esagerato.

Quelli invece a esultare meno sono i rimanenti cittadini. Innanzi tutto perché non si ha più alcuna garanzia su quando saranno smantellate le piattaforme dinnanzi al nostro orizzonte, pare infatti che, secondo quanto riportato da Legambiente, attualmente non sia previsto a fine attività nessun obbligo di ripristino e bonifica delle aree.

In secondo luogo poiché, nonostante la rassicurante legislazione nazionale in materia e le strettissime misure di controllo e prevenzione che siamo sicuri siano adottate dalle società di estrazione, i disastri ambientali sono improbabili, ma non impossibili, e ne è prova l’ultimo agghiacciante disastro con fuoriuscita di petrolio, riversatosi poi a mare, avvenuto a Genova domenica scorsa.

In terzo luogo, non si ha più alcuna rassicurazione sulla riscossione delle royalties (10% sul valore di vendita del metano estratto e 7% su quello del petrolio) dovute allo Stato. La legge, infatti, dispone che queste scattino sopra la soglia delle 50.000 tonnellate di petrolio o 80 milioni di metri cubi di metano estratti. Non essendoci più una scadenza temporale sulla concessione nessuno sa dirci se le società, ad un certo punto, pur di non sostenere i costi dovuti delle royalties e di un eventuale smantellamento e bonifica delle aree a fine vita del giacimento, decidano di prelevare il quantitativo massimo necessario per rimanere sotto quella soglia o il minimo sufficiente per allungare quanto più possibile la vita estrattiva, rendendo di fatto semi-perpetuo il giacimento. E semi-perpetua per la nostra vista la relativa piattaforma.

Già oggi in Italia, per fare un esempio, su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 a gas e 4 di quelle a petrolio, hanno pagato le royalties superando la citata soglia. Inoltre, delle molte piattaforme che sono attualmente non produttive, nulla è attualmente previsto dato che il giacimento non risulta esausto.

Infine, ma non meno importante, troppo poco nella cittadina pitagorica si è menzionato lo studio di un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, delle Università di Roma Tre, Messina e Unical, pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Geophysical Research Letters, sulla base del quale il famoso geologo italiano Leonardo Seeber, in forza alla Columbia University di New York, poco tempo fa ha affermato che «abbiamo una misura geodetica che dice chiaramente che Crotone sta andando giù rispetto al resto della Calabria e quindi è possibile, nonostante ci possano essere altre cause, che questo sia dovuto allo sfruttamento del metano. Non sono contrario tout court, ma il rischio va valutato con attenzione».

Una valutazione costante e sistematica di questo rischio geologico sarebbe, dunque, più che opportuna, urgente e propritaria. Opinione personale è che, con la massima allerta nei confronti degli altissimi rischi geologici sopra menzionati, la soluzione migliore sarebbe stata quella di mantenere la legge sulle concessioni esistenti alle estrazioni marine entro le 12 miglia così come formulata precedentemente alla legge di stabilità, ovvero con proroga successiva prima di 10 e poi di 5 anni e la costante verifica che le condizioni geologiche, ambientali e solo in ultima battuta economiche, l’avessero consentito, in caso contrario bonifica e ripristino dei luoghi a spese del soggetto concessionario.

Insomma, rimangono molti punti interrogativi, ma soprattutto rimane l’interrogativo per eccellenza, ovvero per quale motivo la cittadinanza crotonese, al contrario dell’ottima prova di consapevolezza che ha saputo esprimere una Basilicata ferita dall’affare petrolio, non sia accorsa alle urne, non importa se con voto contrario o favorevole, per dare un segnale anche alle istituzioni e alla politica, soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative, e dimostrare una presa di coscienza ed una sensibilità su un tema che ci interessa così da vicino e che quest’ultima (la politica), anche in questa tornata referendaria, non ha manifestato con convinzione.

Ing. Enrico Ninarello – Esperto in Gestione dell’Energia
www.studioninarello.itenrico.ninarello@gmail.com

Link utili:

Ministero dello Sviluppo Economico – Concessioni coltivazione idrocarburi area di Crotone
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Mega frana a largo di Crotone
Geophysical Research Letters – Discovery of a gliding salt-detached megaslide, Calabria, Ionian Sea, Italy

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